Spesso pensiamo di ottenere un risparmio riducendo la spesa iniziale per ottenere un bene o un servizio, ma non consideriamo nell’equazione la durata nel tempo.
Ti è mai capitato di acquistare un elettrodomestico di sottomarca (es. lavatrice, frullatore, ecc.) risparmiando sull’acquisto e poi pentirtene perché si è rotto dopo pochi anni? E cosa mi dici di quel trapano di occasione che dopo un anno fermo in garage non funzionava più? Ricordi quella volta che hai dipinto casa in economia e poi, a due anni di distanza, hai dovuto far rifare il lavoro ad un professionista? Mi sai dire per quanti giorni dal rientro si è mantenuto l’effetto benessere (forse meglio dire malessere) di quella vacanza sciagurata all’insegna del low cost?
Per i prodotti fisici la durata nel tempo è, quasi, facile da calcolare. A volte ci viene in soccorso la legge per definire la durata minima della garanzia. In altri casi è il produttore a metterci la faccia e garantire una certa durata (hai mai visto un prodotto “garantito a vita”?). Per i servizi le cose si fanno più complicate visto che non sempre è possibile avere una garanzia “soddisfatti o rimborsati”. Il ragionamento che devi fare, comunque, è molto simile a quello che fai per i prodotti fisici: visto a posteriori, dopo averlo goduto, il servizio mantiene le promesse iniziali?
Troppo spesso, quando compriamo beni o servizi, ci preoccupiamo della spesa iniziale (orizzonte di breve termine) e non consideriamo che il costo dovrebbe essere valutato anche in funzione del tempo durante il quale possiamo goderli e utilizzarli (orizzonte di medio-lungo termine). Se ti alleni a considerare il tempo di durata, inteso come vita utile di un bene oppure di godimento per un servizio, scoprirai che a fronte di un investimento iniziale superiore otterrai, nel tempo, un risparmio effettivo.
Un proverbio dei nostri nonni recita:
“chi più spende meno spende!“
Ma cosa c’entrano le mutande in tutto questo?
Supponiamo che la tua amica Bella Hadid ti chieda un consiglio sull’acquisto delle mutande che userà al Festival di Cannes dell’anno prossimo (quest’anno ormai è andata così…). Ti dice che già che c’è vuole comprare tutte le mutande che userà nel prossimo anno. Dopo alcune ricerche sei ancora indeciso tra due marche diverse di prodotto. Supponiamo che la mutanda n. 1 sia un Made in Italy e costi 8 euro e che la mutanda n. 2 sia Made in China e costi 5 euro.
Se valuti esclusivamente il costo iniziale, in un’ottica di riduzione dei costi, dovresti propendere per il prodotto cinese. Se invece consideri anche il fattore durata nel tempo le cose potrebbero cambiare.
Se la durata della mutanda Made in Italy fosse di 30 giorni di utilizzo (si intende che ad ogni utilizzo corrisponde un lavaggio) e di quella Made in China fosse di 15 giorni di utilizzo, il risultato sarebbe quello della tabella che segue:
Elementi | Formula | Made in Italy | Made in China |
Durata in giorni | A | 30 | 15 |
Pezzi al mese | B | 1 | 2 |
Mesi dell’anno | C | 12 | 12 |
Pezzi consumati all’anno | D = B x C | 12 | 24 |
Euro pezzo | E | 8,00 | 5,00 |
Costo complessivo | F = D x E |
96,00 |
120,00 |
Quale delle due mutande è più economica?
Vince il Made in Italy con un risparmio annuale di 24 euro (120-96) e con un costo complessivo inferiore del 20% (24 : 120). Ok, adesso sai cosa consigliare alla tua amica!